ROMA Se Angelino Alfano dice che il «centrodestra come lo abbiamo conosciuto non esiste più», il segretario della Lega Matteo Salvini crede invece in una destra-centro che si ripromette di unificare e guidare, mentre Forza Italia si affida alla contabilità elettorale per dire che nel futuro la tradizionale forza moderata che è stato il partito di Silvio Berlusconi può ancora fare la differenza: lo direbbero i numeri, lo stato di crisi del Pd, il fatto che i grillini non vanno oltre eclatanti exploit, come Roma e Torino, ma non sarebbero una reale alternativa nazionale.
Alla ricerca di una formula, in assenza di un leader condiviso, le analisi nel centrodestra si affidano ai contenuti di un’offerta elettorale che per taluni è vincente se capace di unire tutti i partiti, per altri se innanzitutto moderata, come nel caso di Milano, che a suo modo rappresenta un successo, la certificazione di un’esistenza in vita.
Fra Forza Italia e Lega c’è anche una sorta di conta interna, chi ha pesato di più dove si è vinto, per Salvini «siamo davanti ovunque tranne in quattro Comuni», per Renato Brunetta invece la Lega può essere utile se smette i panni del lepenismo, dell’estremismo e riscopre quei tratti moderati che a Milano hanno dimostrato di essere competitivi.
«Lo dice la parola stessa — aggiunge Brunetta — dobbiamo essere centrodestra, cioè l’equilibrio deve essere al cen-tro, più la destra di Salvini e della Meloni, e di tutte le altre formazioni che però devono sfondare al centro. Se invece siamo su un destra-centro, be’ il destra-centro perde, non può vincere. Il destra-centro lepenista perde e mi dispiace per il mio amico Salvini, è il centrodestra che ha il suo baricentro nel civismo che ha vinto in tante città italiane».
In una nota Forza Italia legge in questo modo i punti salienti del voto. «Tre sono i dati principali di queste elezioni: i buoni risultati dei moderati, la pesante sconfitta del Pd, il successo del M5S. Dei 25 Comuni capoluogo coinvolti in questa tornata elettorale i moderati ne governavano 4, ora ne governano 10 ed hanno conquistato comuni impor-tanti come Trieste, Savona, Grosseto e Olbia. A Milano,pur non avendo vinto, hanno ridotto da 10 a 3 punti il distacco. Il Pd e i suoi alleati governavano 19 capoluoghi, ora ne governano solo 9. Il M5S ottiene buoni risultati, ma quasi esclusivamente dove non c’è un’offerta politica del centro-destra. La sconfitta di Renzi e del Pd apre quindi scenari nuovi e rende possibile un cambiamento. Gli elettori e i militanti di Forza Italia sono i veri artefici di questi risultati. A loro va un sentito ringraziamento».
Altero Matteoli invece sottolinea «l’autentica batosta subita dal leader Pd in casa, nella sua Toscana, dove perde con nettezza a Grosseto, Montevarchi, Sesto Fiorentino e persino a Cascina».