L’intervento di Altero Matteoli (*)
Caro direttore,
da giorni è in corso nel centrodestra un dibattito, tutto sui giornali, dal quale emerge che la Lega si muove sempre più su posizioni estremistiche. Fratelli d’Italia è alla ricerca di una nuova identità. Forza Italia si limita a discutere su chi debba essere rottamato e se al Referendum bisogna votare No in modo becero o soft. Nel frattempo, si rafforzano i sentimenti di diffidenza degli elettori verso la politica e cresce il disorientamento sociale mentre le soluzioni ai gravi problemi del Paese non arrivano e nemmeno si prospettano. Sono questioni che riguardano in primo luogo il governo e la maggioranza che lo sostiene ma il centrodestra e Forza Italia, in particolare, hanno il dovere di non stare alla finestra in attesa di tempi migliori. Penso, quindi, che sia obbligo di Forza Italia riprendere il contatto con la società, le categorie produttive (difendere le imprese non vuol dire essere di sinistra!), con il ceto sociale di riferimento e non solo. Dobbiamo dialogare con il mondo universitario sempre più isolato anche per scelta dei “Baroni”, con il mondo del lavoro dipendente ridotto ormai a sopravvivere con stipendi di fame. Dobbiamo affrontare le problematiche dei pensionati, ponendo riparo alla vergogna tra chi deve vivere con emolumenti bassi e chi invece gode di assegni smisurati. Per non dire delle condizioni in cui opera la sanità (i pronto soccorso, specie nelle grandi città, sono ormai simili a infernali lazzaretti) e delle tematiche che attengono alla piaga della giustizia o a quella dei migranti, emergenza sempre più insostenibile. Al riguardo, Forza Italia ha il dovere di rivendicare la politica estera che aveva portato avanti il governo Berlusconi. Mi rendo conto che per far tutto questo consentendo a Forza Italia di tornare centrale nel centrodestra occorra riorganizzare il partito anche nella speranza di far emergere nel tempo una nuova leadership che possa contrapporsi con buone probabilità di successo al renzismo e al grillismo. Berlusconi nel 1994 non fu calato dall’alto, come qualche sprovveduto dice e scrive; ebbe l’abilità di dar vita a un partito politico e si misurò in tre mesi con l’elettorato ricevendone legittimità ampia e prolungata nel tempo. Ma Berlusconi era già un leader nel settore dell’impresa, delle televisioni e del calcio e seppe trasferire queste sue doti in politica. Adesso il contesto politico e sociale è mutato e sorge qualche fondato dubbio che possa ripetersi questa grande ed entusiasmante avventura. Ecco perchè mi permetto di proporre un confronto serio, approfondito all’interno del partito. Una discussione scevra di ogni volontà in difesa di rendite di posizioni personali, aperta, questo sì, al contributo di chi condivide, le nostre idee. E ciò, lo sottolineo, senza preclusioni contro alcuno.
(*) senatore di Forza Italia
pubblicato su La Nazione, 4/08/2016