(da NAZIONE-Carlino-GIORNO, 21-GIU-2016)
I BALLOTTAGGI confermano che c’è un polo di centrodestra ma non c’è un centrodestra. mancano i partiti e manca il leader in grado di renderlo vincente: non hanno tutti i torti Toti, Romani & co. quando sostengono che in fondo non è andata così male perchè la coalizione ha preso 11 comuni capoluogo (erano 4 nel 2011). Peccato che il risultato milanese abbia compromesso tutto: al momento non si vede una via d’uscita nè un progetto per contendere ai cinquestelle la palma di avversari di Renzi alle prossime politiche. Anzi: la propensione degli elettori ad andare in massa verso i grillini (e non viceversa) getta fosche ombre sul futuro. Soprattutto se Forza Italia e il carroccio non troveranno un equilibrio tra le spinte moderate del primo partito e quelle lepeniste del secondo.
MANCA un federatore che tenga il timone. Salvini rilancia l’opa sulla coalizione: “Con il traino della Lega non ce n’è per Pd e M5S “. Sconfitto a Bologna e, soprattutto, in Lombardia dove non ha vinto un ballottaggio, non pare avere le carte in regola per ambire al trono. Quel che è peggio, se la deve vedere con le divisioni dentro la Lega: “Il leader non si discute”, taglia corto Maroni. Nel frattempo, il Matteo del Carroccio sbarra la strada a Parisi e al modello di coalizione che rappresenta: “Milano insegna che il dentro tutti non paga. La formula moderata era sbagliata e le minestre riscaldate la gente non le mangia”. Così, chiude le porte ai centristi di Alfano e a Mastella. Dentro Forza Italia tira un’ariaccia. Si è aperto il processo al candidato scelto da Berlusconi a Milano; l’accusano di aver fatto marchiani errori di comunicazione: “I consulenti gli avevano consigliato di non mettersi intorno facce vecchie, tipo quella di Formigoni lui ci ha fatto addirittura una festa stile anni ’80”. Serpeggia il dubbio che Salvini non abbia dato tutto in questa sfida: “Ha volato basso a Milano – spiega il politologo Stefano Bruno Galli – perchè il suo vero obiettivo era Bologna”. Di certo, il diktat dell’alleato non piace a nessuno: “Ora si apre un laboratorio dove si detteranno i contenuti del centrodestra”, avverte Romani (Fi).
LE DIVISIONI tagliano trasversalmente gli azzurri. I maligni sostengono che Toti non sia restato troppo male per il risultato di Milano: “Il papa straniero non funziona – dice il presidente della Liguria – Forse a Milano abbiamo esagerato ad allargare la coalizione a Passera”. Il successo di Savona è una medaglia che si appunta con foga sul bavero. se avessero vinto nel capoluogo lombardo da lì sarebbero potuti ripartire: con Parisi che metteva una seria ipoteca per la premiership. Allo stato c’è il vuoto assoluto, che un eventuale ritorno del Cavaliere sulla scena non è destinato a colmare. Ecco perchè Gasparri rilancia le primarie e Matteoli, gioco forza, non dice no: “Serve comunque una regola per trovare il candidato giusto”. Sullo sfondo si profila il referendum di ottobre: “Per ora vincono i no – incalza Gasparri – ma l’elettorato può cambiare idea”. Ecco perchè, ammettono tutti, il centrodestra deve attrezzarsi.