L’intervento del sen. Altero Matteoli nella Giunta per le autorizzazioni del Senato della Repubblica italiana.
Signor Presidente, onorevoli colleghi,
Per brevità e per non annoiarvi, non ripercorrerò nel dettaglio la vicenda giudiziaria che mi vede coinvolto. Questa è una sede politica ed istituzionale, che non è chiamata a giudicare nel merito, tuttavia, nel momento in cui si chiama in causa non già il semplice cittadino Altero Matteoli, bensì l’ex Ministro dell’Ambiente e l’ex Ministro delle Infrastrutture, credo sia giusto che il Senato abbia piena contezza delle questioni che vengono sottoposte al suo esame. Con particolare riferimento a talune anomalie e violazioni costituzionali che sono state riscontrate anche nel corso dell’esame del fascicolo nella Giunta delle elezioni ed autorizzazioni a procedere.
I FATTI:
Nel maggio dello scorso anno mi venne recapitata una lettera dalla Procura di Venezia nella quale si comunicava l’apertura di un fascicolo senza oggetto definito. Dopo non poche difficoltà, i miei legali riuscirono ad ottenere copia degli atti ed appresero che nell’ambito della nota inchiesta sul Mose di Venezia, il principale testimone di accusa, di nome Mazzacurati, Presidente del Consorzio Venezia Nuova, aveva dichiarato di avermi personalmente remunerato con denaro e con finanziamenti elettorali per i favori a lui fatti nel corso degli anni.
Altri testimoni, che non ho mai avuto modo di incontrare né di conoscere, affermavano che i favori da me fatti al Consorzio sarebbero consistiti nel trasferimento al Magistrato delle Acque di Venezia, struttura del Ministero delle Infrastrutture, dei fondi che il Ministero dell’Ambiente era riuscito ad ottenere dalle imprese ritenute responsabili dell’inquinamento di Porto Marghera.
A fronte di queste accuse, ho avuto modo di dimostrare che l’unico finanziamento elettorale ricevuto dal Consorzio, pari a 20.000 euro, è stato immediatamente restituito dal mio committente elettorale al mittente. Ho chiesto di potermi confrontare con il Mazzacurati per conoscere in quali circostanze avrei mai ricevuto dal medesimo del denaro contante. Ho anche fornito all’autorità giudiziaria i miei estratti conto degli ultimi dodici anni e tutte le informazioni riguardanti le mie disponibilità patrimoniali perché anche sotto questo profilo non c’è davvero nulla da nascondere. Ho consegnato ai magistrati persino le matrici degli assegni emessi dal 2004 al 2014.
Ma tutto questo è materia processuale e l’approfondiremo in quella sede. Non posso invece fare a meno di rilevare che ai miei legali è stato negato il diritto di interrogare il Mazzacurati, sebbene gli stessi si fossero dichiarati disposti a partecipare all’interrogatorio in qualunque momento ed in qualunque luogo.
Il Mazzacurati è stato sentito per rogatoria negli Stati Uniti D’America, dove si trova a suo dire per gravi problemi di salute, e nel corso di un interrogatorio che definire surreale è un puro eufemismo, ha affermato contraddicendosi platealmente rispetto a precedenti deposizioni, che mi avrebbe dato soldi in due occasioni.
Nel 1993, ossia molti anni prima di avermi conosciuto, allorquando ero un semplice parlamentare dell’opposizione, e nel 2013 circa due anni dopo la caduta del Governo di cui facevo parte. Tutto questo sarebbe avvenuto all’interno di un imprecisato Ministero oppure nella mia abitazione di Lucca. Ma, signori colleghi, io a Lucca non ho mai avuto casa!! Aggiungo che a questo interrogatorio ha partecipato persino la moglie del Mazzacurati che ha suggerito al marito talune risposte!! e che quest’ultimo concluse l’interrogatorio con l’espressione “buttatele tutte”, riferendosi alle risposte appena rese.
E’ molto importante, onorevoli colleghi, spiegare quale sia stato il comportamento tenuto dal Ministero dell’Ambiente nel 2003 e da taluni dipinto come “dubbio” o addirittura “illegittimo”.
Il Ministero dell’Ambiente diede attuazione alle precedenti determinazioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e, in particolare, al decreto 12 febbraio 1999 del Presidente del Consiglio, con le quali era stato approvato l’accordo di programma sulla chimica a Porto Marghera dell’ottobre 1998.
Era disposto in quell’accordo di programma, al punto 3.1. A, che il Magistrato delle Acque e l’Autorità portuale di Venezia “provvedano alle preliminari e necessarie opere di conterminazione dei siti” e che il magistrato delle Acque realizzi, anticipandone la spesa, gli interventi di marginamento dei canali industriali nell’area di porto Marghera, provvedendo poi a “ripetere quanto anticipato presso le aziende che risultassero, in sede giurisdizionale o transattiva responsabili dell’inquinamento“.
Pertanto, da ministro dell’Ambiente mi sono mosso, com’era mio preciso dovere, esclusivamente per attuare precedenti decisioni del governo, nella specie di altro colore politico, conferendo addirittura dei fondi ricavati dalle transazioni ad un dicastero diverso dal mio.
LE VALUTAZIONI DELLA GIUNTA
Nell’ambito dei lavori della Giunta è emersa la violazione di diverse norme costituzionali e processuali nel corso delle indagini. Di tali circostanze si è discusso con chiarezza in Giunta:
La Senatrice Stefani ha rappresentato come l’autorità giudiziaria abbia “posto in essere delle irregolarità procedurali”. Il Sen. Buemi ha stigmatizzato “le rilevanti violazioni di regole procedurali e costituzionali commesse nel caso di specie dalla competente procura, evidenziando che in uno Stato di diritto il mancato rispetto delle leggi non può essere giustificato in nessun caso, nemmeno quindi per il perseguimento di un determinato fine”. Il Senatore Alicata ha evidenziato che “nel caso di specie sono ravvisabili clamorose violazioni di norme procedurali, anche di matrice costituzionale”. Il Sen. Caliendo ha sottolineato che “nel caso di specie sono state commesse da parte dell’autorità giudiziaria violazioni costituzionali gravissime, rispetto alle quali il Senato non può restare indifferente”, e ciò “sia con riguardo alle intercettazioni illegittimamente effettuate e sia relativamente all’ingiustificato ritardo con il quale sono stati trasmessi gli atti al Tribunale dei Ministri, in contrasto con l’articolo 6, comma 2, della legge costituzionale n. 1 del 1989”.
Anche il Presidente Relatore ha opportunamente rilevato “la lamentata effettuazione di intercettazioni in violazione dell’obbligo di acquisire la preventiva autorizzazione (di cui all’articolo 10 della legge costituzionale n. 1 del 1989)” sottolineando che “qualora la Camera competente ritenesse che l’autorità giudiziaria procedente abbia leso la sfera delle proprie attribuzioni riconosciute dalla legge costituzionale n. 1 del 1989, potrebbe anche sollevare il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte costituzionale”, ma lamentando al contempo la difficoltà di “effettuare un’adeguata ricognizione circa la sussistenza o meno dei presupposti per l’attivazione del conflitto nel caso de quo”.
Dagli atti del procedimento si evince, inoltre, che la Procura della Repubblica di Venezia non ha tempestivamente trasmesso l’incartamento che mi riguarda al Tribunale dei Ministri (ovvero entro quindici giorni, come prevede la legge costituzionale n.1 del 1989), bensì con nove mesi di ritardo, durante i quali la polizia giudiziaria non si è astenuta dal proseguire le indagini, contravvenendo ad un esplicito divieto posto dalla stessa legge costituzionale.
Altra anomalia: sono state effettuate in modo del tutto illegittimo ben 213 intercettazioni telefoniche indirette sulla mia utenza telefonica, per le quali mai è stata avanzata richiesta di autorizzazione al Senato. Preciso di non avere alcun timore ed alcuna preoccupazione riguardo ai contenuti di tali intercettazioni, che dimostrano al contrario la mia assoluta correttezza, ma sta di fatto che esse sono state realizzate e poi utilizzate a fini probatori in modo del tutto illegittimo. A questo proposito, ho ritenuto di sottoporre alla Presidenza del Senato l’autorevole parere di due illustri costituzionalisti, perché al di là del caso specifico del Senatore Matteoli ritengo che su questi temi ci debba essere la dovuta attenzione. Varie sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito che possono essere utilizzate, senza autorizzazione, le intercettazioni indirette di un parlamentare solo se esse sono sporadiche e casuali. Non mi pare che 213 intercettazioni si possano considerare sporadiche e casuali.
La legalità, signor Presidente, riguarda tutti, il politico, il semplice cittadino ed anche la magistratura.
Infine, è fin troppo evidente l’incompetenza territoriale di Venezia rispetto ad accuse che fanno riferimento ad ipotetici reati commessi a Roma, oppure in Toscana, ed anche questo tema – particolarmente serio e delicato – merita di essere conosciuto e considerato.
LE MIE RICHIESTE
Alla luce di queste circostanze, taluni colleghi mi hanno rappresentato la loro intenzione di presentare ordini del giorno per chiedere il respingimento della proposta della Giunta per la sussistenza del presupposto del perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della mia funzione di governo. Altri colleghi hanno evidenziato la possibilità che il Senato promuova un conflitto di attribuzione per far valere le proprie prerogative.
Vi ringrazio davvero colleghi per aver manifestato la vostra attenzione rispetto a queste problematiche, che non attengono solo alla forma ma anche alla sostanza della vicenda giudiziaria, ma voglio altresì però ringraziarvi, colleghi, per aver accolto il mio invito ad evitare qualsiasi iniziativa che potesse far sorgere delle ombre sul mio operato di cittadino, di parlamentare, di Ministro.
Sin dal sorgere di questa storia surreale, incredibile e, allo stesso tempo, sconcertante, ho pensato, superando le forti resistenze dei miei avvocati e degli amici, che la via migliore sarebbe stata quella di non prestare in alcun modo il fianco all’imperante populismo, che spesso negli ultimi tempi è degenerato in autentiche aggressioni mediatico-giudiziarie contro la classe politica del Paese. Io desidero sottopormi comunque al vaglio della giustizia, ai suoi accertamenti che sono certo saranno svolti con professionalità e indipendenza di giudizio.
Chiedo, pertanto, signor presidente, che l’Assemblea del Senato, come prescrive il Regolamento, dia per accolte le conclusioni cui è pervenuta a maggioranza la Giunta , ossia che autorizzi la magistratura a procedere nei miei confronti. Io mi difenderò con determinazione e forza perché non ho nulla da temere.
E’ mia precisa volontà, cari colleghi, affrontare a testa alta questa vicenda nella certezza che tutto potrà essere chiarito nelle aule di giustizia con piena soddisfazione del sottoscritto e di chi in oltre trent’anni di permanenza nell’agone politico ha creduto nella mia onestà e nella trasparenza dei miei comportamenti nelle varie responsabilità pubbliche che ho avuto ed ho l’onore di ricoprire.
Sin d’ora mi preme, però, avvisare e rassicurare l’Assemblea: nessuno potrà leggere sulle pagine dei giornali che Altero Matteoli ha accettato compromessi con la giustizia aderendo, per esempio, ad un patteggiamento. Lo riterrei un’inaccettabile ammissione di colpa.
Insomma, voglio difendermi nel processo, non dal processo, continuando a godere della stima e della fiducia di coloro che mi conoscono. Vi ringrazio per l’attenzione.